Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/295

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se l’istinto infernale, che governava la sua esistenza, e che non la guardasse che pel solo piacere di vederla. La di lei persona tutta intiera prostesa, le ricche vesti che l’adornavano a guisa delle tappezzerie, che fregiano gli altari; i bei capelli che coprivano le nude spalle; le belle e candide mani congiunte per pregare; la purità dell’espressione che sembrava identificarla con ciò, che faceva, tutto ciò riunito le dava l’aspetto non d’una mortale in atto supplichevole, ma del genio stesso della preghiera. Chiunque in tale atteggiamento veduta l’avesse non avrebbe potuto astenersi dal pensare, che a due labbra consimili non sarebbe stato possibile di conversare che con gli abitanti del cielo. Melmoth, che provava ciò che io ho descritto, sentiva nel tempo stesso di non potere in nessuna guisa parteciparne; rivolse dunque indietro il capo con un profondo e triste dolore, ed il raggio della luna, che s’imbattè nella di lui ardente pupilla, non ci potè rinvenire una lagrima.