Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/324

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ziarmi l’arrivo della nostra figlia, e nella quale mi facevate la descrizione della sua persona. Io aveva già tante volte letta e riletta questa descrizione, che, e vi prego a prestarmi intiera fede, il più abile dipintore non riuscirebbe a dipingerla meglio di quel che io far potrei colla immaginazione. La rilessi ciò non ostante per la centesima volta, ed andava meco stesso fantasticando che non tarderei molto a stringermi fra le braccia questa cara figlia. In questa piacevole occupazione i miei occhi si chiusero, e mi addormentai sulla poltrona. Nel sonno mi parve di vedere una creatura angelica, tale quale mi figurava la nostra figlia, assisa vicina a me, e che mi dimandava la paterna benedizione. Nel mentre che io mi abbassava per dargliela feci un moto della persona e mi risvegliai. Mi risvegliai dico, perchè quello che vidi in appresso era palpabile quanto i mobili della camera, nella quale io mi trovava. Dirimpetto a me era seduta una donna vestita alla spagnuola e ricoperta di un