Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/344

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cro agli occhi vostri, esclamò Melmoth umiliandosi fino ad inginocchiarsi avanti di lei, le mie intenzioni sono così pure, quanto lo può esser l’anima vostra. Venite, e non vogliate per dei timori fantastici e privi di ragionevolezza, render vane la vostra magnanimità e tenerezza che avete fin qui dimostrate, e che vi hanno innalzata non solo al di sopra del vostro sesso, ma di tutta la specie umana. Se stata non foste ciò che voi siete, e ciò che voi sola esser potevate, non sareste mai divenuta la sposa di Melmoth. Con qual donna ha egli mai cercato di unire il suo impenetrabile destino? E vedendo che ella continuava ad esitare, nè abbandonar voleva l’albero, che teneva strettamente abbracciato, aggiunse con un tuono solenne. Isidora! oh! quanto una tale condotta è indegna di voi! Voi siete in poter mio, e lo siete irrevocabilmente e senza speranza di sortirne. Occhio umano non sarebbe capace di vedermi nè braccio di apprestarvi soccorso. Non avete contro di me maggior potere di un tenero