Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/62

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se, che una prigione, un poco meno stretta di quella della inquisizione, l’idea che io non era più nelle sue mani mi cagionò un sentimento vago, ma delizioso, di sicurezza. Se io avessi riflettuto un momento, avrei saputo, che il mio vestiario stesso mi avrebbe tradito in ogni luogo ove io fossi andato; ma la circostanza mi fu favorevole: le vie erano deserte; tutti l’individui, che non erano in letto riempievano le chiese, ove con le loro preghiere cercavano di disarmare la collera del cielo e di ottenere l’estinzione delle fiamme.

Io continuai a correre senza sapere dove andassi, risoluto di correre fino a che le forze mi avessero assistito. L’aria pura, che io non aveva da lungo tempo respirato, dopo di avermi rianimato nel primo momento, non tardò a togliermi la respirazione. Vidi innanzi a me un edifizio: le sue larghe porte erano aperte; entrai precipitosamente: era una chiesa. Caddi tutto ansante sul pavimento. Una debol luce rischiarava la chiesa; tosto che mi fu pos-