Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/73

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Io non era meno turbato di lui, e quantunque parlassimo ambedue lo stesso linguaggio, noi avremmo avuto bisogno per qualche tempo di un interpetre. Alla fine però c’intendemmo, e dopo un’ora mi vidi abbigliato d’un vestimento convenevole, e mi assisi avanti una mensa ben guarnita. Sorvegliato dal mio nemico, io sorvegliava lui ancora; egli però aveva più ragione di temere, e ciò per molte ragioni; era ebreo e dimorava in Ispagna; tradiva la Chiesa avendo cercato di fare di suo figlio un proselita. Io non era, che un fuggitivo delle prigioni della inquisizione; perciò il tutto ben considerato, la mia posizione era molto più favorevole della sua. L’ebreo mi trattò coerentemente alla nostra vicendevole posizione, ma io non attribuii la sua condotta, se non al timore che egli aveva della inquisizione.

In quella notte io dormii, ma non saprei dirvi come nè dove: il mio sonno fu interrotto da sogni, e da visioni, delle quali non saprei rendervi conto. Più volte ho interrogata la