Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/86

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quando vidi lanciare contro la porta il corpo dell’infelice moribondo feci eco alle grida della moltitudine con una specie d’istinto selvaggio. Quindi dimandai misericordia e la vita col misero che era in cotal guisa straziato, e nel mentre che io gridava scorsi una persona fra la moltitudine fissare lo sguardo sopra di me ed immantinente ritirarsi. Lo splendore de’ suoi occhi, sul quale io non poteva illudermi, non produsse in me verun effetto; ma la mia esistenza era divenuta così macchinale, che senza riflettere al pericolo, cui mi esponeva, rimasi alla finestra, non potendo fare un passo per allontanarmi, ed aprendo gli occhi, mio malgrado, per contemplare ciò che seguiva innanzi a me, come Regolo, il quale privo delle pupille era forzato a sostenere lo splendore de’ raggi del sole.

L’ebreo, che era stato assente per tutto il corso della notte, quando fu di ritorno ricolmossi di orrore alla vista dello stato in cui mi trovò; io era in delirio e non ostante tutto ciò che egli potè fare o dire, nessuna co-