Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/88

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Rebecca fece quanto potè per opporre della resistenza; mai i colpi raddoppiarono, e la porta non tardò a cedere. L’ebreo tremante si vide perduto, ma fu ben tosto rassicurato vedendo entrare due suoi confratelli, i quali, a quanto sembrava, avevano qualche straordinario motivo di venire ad un’ora sì indebita.

Quando l’ebreo gli ebbe veduti mi abbandonò, e messo il chiavistello alla porta d’ingresso, entrò nella sua camera, e rimase con essi a colloquio per una buona porzione della notte. Qualunque fosse il genere della loro conversazione lasciò sulla fisonomia del mio ospite tracce tanto marcate d’una viva inquietudine, che erano ancor visibili la susseguente mattina. Egli sortì di buon’ora e ritornò molto tardi; appena giunto si recò al piccolo appartamento, che io occupava, e dimostrò la più viva consolazione nel vedermi tranquillo e ritornato alla ragione. Ordinò che si recassero, e ponessero sulla tavola de’ candelieri accessi, inviò Rebecca, e chiuse diligentemente l’usciale: in