Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/9

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del riposo. Il mio sonno fu interrotto da parole almeno tanto orribili, quanto quelle che io aveva sentite al capezzale del mio letto; desse mi spaventarono anche prima d’essere ben risvegliato; aumentarono, raddoppiarono e mi cagionarono una oppressione di spirito da non potersi descrivere. M’immaginava che il superiore e tutti gl’individui della comunità ci perseguitassero con delle fiaccole accese, la cui luce brillasse davanti a’ miei occhi. Mandai un grido dicendo: non mi offendete la vista; non mi vogliate accieccare; non mi riducete ad uno stato di demenza, confesserò tutto. Una voce rauca mi ripete: confessate. Mi risvegliai spaventato; non era, se non la voce del mio compagno, che dormiva; mi alzai e mi posi a contemplarlo. Egli si avvoltolava sul suo letto di terra, come se fosse stato sopra un soffice materasso. Avresti detto, che il suo corpo era di ferro; l’irregolarità del suolo non produceva alcun effetto sopra di lui. Io ho molte cose sentite dire, molte ne ho lette intor-