Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/122

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re la cagione, la scongiurono a non voler abbandonare il castello, impegnando la loro parola, che non riammetterebbero giammai dentro le sue mura il traditore, che l’aveva abbandonata. Eleonora non rispose alle loro suppliche, che stringendo le loro fra le sue gelide mani, ed alzando su di loro gli occhi pregni di lagrime, le quali non aveva la forza di sgorgare.

Rimanete con noi, le andava sovente ripetendo la nobile e generosa Margherita, noi non vi abbandoneremo. — Mia cara cugina, le rispose alla fine un giorno Eleonora, io ho tanti nemici dentro queste mura che non mi credo in nessun modo sicura. — De’ nemici!... — Sì, mia amata cugina, tutti i luoghi che conservano le tracce de’ suoi piedi, le prospettive che egli amava di contemplare, l’eco che ripeteva il suono della sua voce, mi trafiggono con tante pugnalate il cuore; le persone, che mi amano non possono desiderare, che venga il mio supplizio prolungato.

Margherita non potè rispondere