Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/180

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Una notte Melmoth trovò Isidora, che stava cantando un inno alla Vergine accompagnandosi col liuto, e mi sembra, le disse con un amaro sorriso che l’ora sia molto tarda per indirizzare le vostre preghiere. — Oh! gli rispose Isidora, le sue orecchie sono aperte tutte le ore per ascoltarci. — Se è così, mia amabile amica, aggiungetene un verso anco per me. — Ahimè! sclamò Isidora lasciandosi cadere di mano il liuto, voi non credete a quello che insegna la Chiesa! — Sì, ci credo quando ascolto voi. — Non credete che allora? Ripetete l’inno un’altra volta. Isidora obbedì, e stava osservando l’effetto che il suo canto faceva sopra di lui: egli sembrava commosso. Quando lo ebbe terminato le fece cenno d’incominciarlo di nuovo. Mio amico, gli disse allora Isidora; coteste ripetizioni, che mi fate fare mi sembrano piuttosto una rappresentazione teatrale, che una preghiera indirizzata a quel Dio che io amo. — Perchè parlate voi come se io punto partecipassi di questo amore verso