Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/110

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trovò a ridire. Questo aveva la bocca dura, quello il trotto ineguale.... quell'altro l'andatura sgarbata.... Alla lunga, s'impazientì. A lui non piacevano.... ecco!... era abituato a ben altri soggetti.... Già; con queste benedette razze italiane, è inutile, ci sarebbero sempre degli inconvenienti! E anche le mandre, i riparti, i pascoli lasciavano molto a desiderare.... Penserebbe, provvederebbe lui; ci voleva un altro impianto; ecco cosa ci voleva!

A un tratto gli venne veduta, un po' in lontananza una cavalla alta, di stupende forme, con una testa fina, delle gambe sottili e nervose, un collo elegantissimo, sul quale i turgidi meandri delle vene spiccavano in nitido risalto. La cavalla stava immobile, in una posa felicissima e atta a far valere la classica bellezza delle sue linee.

— To! pensò il Duca! ecco il caso mio.

Si voltò verso l'intendente e gli disse accennando quella cavalla: — Ecco un discreto prodotto; come si chiama?