Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/320

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della stanza giungeva ancora dal prossimo piano uno stridore ritmico e incessante di grilli, cui teneva bordone una voce più immediata, uscita dal focolare stesso del camino. E, a lunghi intervalli, qualche nitrito affievolito dalla distanza.... qualche lontano interrotto canto di rossignolo.... le voci solitarie dei pascoli, che si stendevano addormentati ora e ravvolti nell'ombra notturna e infinita del piano.

La donna non ne poteva più. Lo aveva detto al Duca; eran tre notti che non chiudeva gli occhi! E ora quei poveri occhi stanchi si chiudevano irresistibilmente. Il rumore affannoso, sibilante che Drollino faceva respirando, non bastava più a tenerla desta. E i grilli, nell'interminabile monotonia del loro coro, non parevano modulare che una sola parola: dormire, dormire!

A dir vero, Drollino pareva molto più quieto adesso; il rumore dei suoi rantoli affaticati pareva diminuire. Ora invece vaneggiava.