Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/321

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Sulle prime, essa aveva voluto dar retta alle parole, alle frasi interrotte di quel quieto delirio. Ma poi se n'era stancata; eran tutte frasi del suo mestiere, e non si capiva nulla. Piuttosto, per tenersi desta, ricorse al rosario. Ma nemmen questo valeva: essa pronunciava affatto macchinalmente quelle note e sacre parole; la mente le si intorpidiva nel sonno.

— Mia! sta quieta, — diceva dolcemente Drollino. — No, no, non va bene così! più ritta.... Avanzi il ginocchio.... ora terrò la staffa.... tiri a destra.

La vecchia provò a cambiare. Salve regina, vita dulcedo, spes nostra....

Drollino continuava sempre più sommessamente: — Volti, ora; aspetti.... poggi sul fianco, niente paura..., più alta la briglia. Non abbia paura..., non si farà male.... son qua io....

In quegli accenti spezzati si sentiva una modulazione quasi carezzevole, qualche cosa di indicibilmente sentito e profondo. La vecchia si destò