Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/46

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La Milla non capiva bene la profondità di questa frase, ma non ardì chiedere altro. Rimase contenta anch'essa, benchè le toccasse d'avvedersi, fra non molto, di non averci punto guadagnato personalmente, colla sua intercessione fortunata. Drollino, dacchè aveva la puledra, trascurava Milla indegnamente, era sempre in scuderia, e non scappava più a giocare sul viale, all'ombra degli ipocastani.

— Che bestia! — disse, la sera dopo, un vecchio stalliere ad un camerata. — Chiedere una puledra, mentre avrebbe potuto farsi una sorte! Ma già, è sempre stato un disperato colui! E ora, cosa fa?

— Oh! — rispose l'altro, mutando quartiere alla sua cicca — è in scuderia, da ier sera. Non è uscito neppur pel desinare, e seguita a ripetere: «È mia, è mia!»

— Dovrebbe chiamarla Mia! — disse burlando lo stalliere. — Domani glielo dico.

— Perchè no? — rispose fieramente Drollino,