Pagina:Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX.djvu/416

Da Wikisource.
4 antichi marmi statuari


Queste osservazioni mi fecero nascere il pensiero che in Italia, e probabilmente in luoghi da quelle terme poco distanti, se ne dovessero trovare le antiche cave; sembrandomi cosa poco probabile che in quel secolo non affatto guasto ancora dall’asiatica magnificenza, por quelle fabbriche rurali, nè troppo splendide sicuramente, si fossero tratti a gran costo i materiali dalle isole remote dell’Arcipelago.

Ebbi di fatto la buona sorte di aver notizia di quelle cave antichissime ne’ monti della vicina Maremma pisana, in quella catena di essi principalmente che dalla contea de’ Signori della Gherardesca si estende nel Capitanato di Campiglia; i quali monti non sono gran fatto più distanti da Massaciuccoli che le lapidicine medesime del Carrarese. Molte qualità di marmi si trovano in quelle montagne calcari, come interviene per tutto altrove; i bianchi, e gli statuari singolarmente, vi s’incontrano in più d’un liiogo. Sono questi statuari simili in tutto, e perfettamente compagni a quelli che, come abbiamo notato, furono impiegati nell’ornare gli antichi bagni di Massaciuccoli; sì gli uni che gli altri si prestano egualmente ad ogni maniera di lavoro, e gli estrinseci loro caratteri sono appunto gli stessi. Nel fare questo confronto consentanco al mio ebbi il parere di parecchie persone perite in questa materia, ed abitanti in quelle medesime contrade.

Le miniere di que’ marmi, peggiorate forse di poi, od esauste col volger degli anni, ovvero rese di troppo difficile accesso per la ruina delle strade, sono ora, e da tempo immemorabile cadute in dimenticanza: mostrano elleno pero di essere state lungamente praticate fin dall’epoche più lontane. Nei monti che sono in vicinanza del mare, fra Campiglia e S. Vincenzo, nell’antica provincia di Populonia, dieci miglia distanti da Piombino, trovansi ancora parecchi crateri di quelle vetuste escavazioni, i quali sono di tale vastità che simili non si vedono in quelle valli stesse dei monti lunensi già più frequentate dagli Antichi, e dai Moderni.

In alcuni luoghi di quella Maremma, come ha avvertito il Targioni