Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/88

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di dante alighieri. 81

dj1 aveva fatto nascere fra lui, e Dante quella dolce amicizia, benchè quest’ultimo, conoscendo quanto il proprio sapere avanzasse quello di ogni altro suo coetaneo, non si facesse scrupolo d’innalzare se medesimo sopra lo suo amico2. A quel tempo era ancora in molta reputa-

    studio» e senza più si può vedere ciò che ne dice il detto Villani, ed il Mazzucchelli nelle sue annotazioni a detta Vita, oltre molti altri scrittori che citar si potrebbero. Egli morì verso la fine del 1300. come racconta Gio. Villani, lib. 8. cap. 41. ed è falso che egli fosse Epicureo, come dice il Boccaccio nella nov. 9. della 6. giorn. il quale prese forse abbaglio nell’attribuire al figliuolo quello che Dante nel Cant. X. dell’Inf. fu a messer Cavalcante suo padre attribuito. In effetto di Guido assai diversamente ne parla nel suo Comento al detto luogo dell’Inferno, il qual Comento compose molto dopo il Decamerone (Ved. il Biscioni nelle sue annotazioni alla Vita nuova di Dante fra le prose dello stesso Dante, e del Boccaccio). Forse ancora in detta novella messer Giovanni riferì quello che allora credeva il popolo, il quale diffamava per eretico chiunque fosse degli altri più dotto o nella fisica, o nell’astronomia (Ved. il Manni nell’illustrazione del Decamerone Par. 2. cap. 61.)

  1. Egli fu eccellente poeta, ed a’ suoi nobili componimenti «molto è tenuta la volgar poesia, perciocchè da essi ricevette non poca robustezza, e splendore». Crescimbeni tom. II. dell’istoria della volg. poesia pag. 266. Dante nella sua Vita nuova ci dice, che l’amicizia con Guido nacque dall’aver questo saputo, che dell’Allighieri era un Sonetto, a cui con altro aveva esso risposto. Il mentovato sonetto di Dante è quello, di cui sopra si parlò, e che incomincia:
  2. Nel Cant. XI del Purg. vers. 94. e seg, dice Dante

        «Così ha tolto l’uno all’altro Guido
             «La gloria della lingua:

    (cioè Guido Cavalcanti a Guido Guinicelli Bolognese)

                        — — e forse è nato
             «Chi l’uno e l’altro caccerà di nido.

    È certo che quivi Dante parla di se medesimo (Varchi Ercolano pag. 210. ediz. di Firenze del 1730. in 4.) non del Petrarca, come vuole il Vellutello, perchè questi era bambino quando Dante scrisse