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Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/112

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LIB. I. CAP.III. 17

pidulum sine moenibus, aedificiisque semidirutis est, in quo pernoctavi, duo millia passuum a Mari, octo millia a Larino, quatrigentos passus a Tiferno dextra ripa dissitum, vulgari adpellatione, Campomarino. In fatti nelle sue Tavole generali, e particolari, Cluverio situa Cliternia nel luogo, ove ora si ritrova posto Campomarino: prende però il medesimo parecchi abbagli, dicendo, che Campomarino sia lontano dal Mare Adriatico due miglia, e da Larino otto, e quattrocento passi dal Tiferno; quando questa Terra di Campomarino, oggi abitata, e murata sta posta sopra un pendìo, che cade per Occidente nel Biferno, da dove è lontana da circa un quarto di miglio in quella parte, che il Biferno entra nell’Adriatico, e dal Settentrione tiene un altro pendìo, che cade a lido dell’Adriatico, da dove è lontano altrettanto, e forsi meno di un quarto di miglio, e da Larino non otto, ma è distante dodici miglia; e Cluverio fa bene sospendere il suo giudizio intorno alla situazione particolare di questa Città, e non stabilire con sicurezza, che fusse posta nel sito, dove ora si ritrova Campomarino; perché veniva altrove, come appresso, e propriamente nel lib.4.cap.4 §. unic.

7. Il Cellario dubitando del sentimento di Plinio, e di Pomponio Mela, pensa, che una tale controversia Storica si decida colla sola conghiettura; e su di ciò così egli scrive lib.2. cap.9. dellaGeografia Antica sect.4. «De Cliternia, quam Plinius, et Mela his addiciunt»ì, parla de’ Larinati,nihil certi habemus, et locus ejus sola conjectura definitur. E quando la decisione di una tale controversia Storica debba decidersi colle conghietture, ci sembra, che non manchino, e sono tali, che rendono la situazione di Cliternia tra il Frontone, e il Biferno, incontrastabile: tra queste, la fama tra que’ Popoli, volendo tutti costantemente, che Cliternia fusse situata nel luogo, che corrottamente al presente chiamano Licchiano in Saccione, non lungi dalla Terra di San Martino, luogo di quella medesima Diocesi, come si dice nella nostra lettera Pastorale, fatta al Clero, e a i Popoli Larinati l’anno 1728. in occasione della solenne Traslazione del Corpo del Glorioso S. Leo, Confessore, Padrone Principale di essa Terra, che si riporta distesa dall’Abate Polidori nella riferita Appendice num.III- alla pag.94. Così pure si dice nella Relazione Storica di detta solenne Traslazione, fatta dal Reggimento, e Magistrato di detta Terra di S. Martino a Signor Duca di Termoli, la quale si legge anche distesa nell’Appendice suddetta num.I. alla pag.108. con queste parole: «'Nacque (parlando di S. Leo) di Famiglia nobile in un luogo fondato sopra le ruine dell’Antica Cliternia, detta poi volgarmente con nome corrotto Licchiano, stata già nel Tenimento chiamato dello Saccione, oggi in Provincia di Capitanata &c. posta da circa sei miglia distante da questa nostra Terra di S. Martino.

8. Lo stesso si dice dal medesimo Abate Polidori in detto luogo al num.6. pag.83. ove parlando del tempo della distruzione di Cliternia, e dicendo, che colla sua distruzione si edificassero altri luoghi, assegna la ragione, per la quale, non si fa menzione di Cliternia nell’itinerario, che si legge sotto nome di Antonino; siccome nemmeno nella Tavola Teodosiana, e appresso l’Anonimo di Ravenna con queste parole: «Ex ruinis antiqua Urbis destructa - parla di Cli-