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Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/452

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LIB IV. CAP. IV. 351

Campomarino; poichè di qua, passato il Fortore, il primo luogo, è Serracapriola, e di là passato il Biferno è Campomarino, di cui parliamo.

2. Si suppone questa Terra luogo di Cliternia, e noi in ciò conveniamo. Si fa menzione di Campomarino in tutte e tre le Bolle altre volte citate del Cardinal Lombardi, di Lucio III. e d’Innocenze IV., e nel Registro de’Baroni del Regno sotto Guglielmo II. detto il Buono, stampato da Carlo Borello, nella Rubrica de’ Feudatarj di Capitanata p.153. si dice: Dominicus Johannes tenet Campummarinum, quod est Feudum unius militis, et dimidii.

3. In questi tempi adunque veniva abitato Campomarino, ma poi anch’egli fu ridotto in desolazione per li tanti pessimi avvenimenti di guerre, peste, tremuoti, come si è detto in parlarsi di Larino, Ururi, S. Martino, Portocannone, e maggiormente afflisse questa Terra la guerra de’ Veneziani con Federico II Re delle Sicilie nell’anno 1240. mentre come rapporta il Capecelatro nella Storia di Napoli part.2. p.238. dell’Edizione Napolitana in più tomi in 8. del 1724. avendo Gregorio IX. per molte malvagità di Federico, publicata contro di lui la Crociata, egli aspramente sdegnato, dopo aver fatto prigioni molti Crocesegnati con far soffrir loro molti tormenti, e posti a sacco, e abbrugiati li Territorj di Roma, se ne passò nel nostro Reame, e andato in Puglia, procurò di scacciare i Veneziani da quei lidi, i quali con venticinque galee scorrendo per quelle riviere, oltre aver dato la caccia a dodici sue galee, che dimoravano a guardia del Mare, e non osavano azzuffarsi per la disuguaglianza del numero, presero, e saccheggiorono Termoli, Campomarino, Viesti, Rodi, e altri Castelli, e abbiamo voluto notare quello fatto, tale quale avvenne, perchè ci serve a confermare la conghiettura, che tale saccheggiamento fu dato ad altre nostre Terre poste lungo la spiaggia del Mare Adriatico, quantunque non ci avvanziamo ad affermare liberamente esserne avvenuta ancora la loro distruzione, come può dirsi con sicurtà, che in questa occasione le dette Terre marittime patissero molto, specialmente le più vicine all’Adriatico, e fussero da loro abitatori abbandonate, onde pian piano andarono in ruina anche le fabbriche .

4. Possiamo dire ancora, che la devastazione di molte, almeno di queste Terre, sortisse nel principio del Secolo XIII. quando l’Imperadore Ottone nell’anno 1209. disgustatosi con Papa Innocenzo III. passò in queste parti, dove danneggiando da per tutto i Popoli, pose a sacco, e a rovina i luoghi, che gli venivano avanti, e gli facevano resistenza; oppure un tal danno fusse sortito non molto prima, quale travaglio soffrì tutta l’Italia, particolarmente gl’Apruzzj, e Sanniti, con rovina degl’Edifizj, e morte dell’Abitatori delle Città, e Castelli di amendue queste Provincie, siccome concordemente raccontano molti Autori, e non lascia di ricordarlo lo stesso Capecelatro nel luog. cit. p.50. E ancora asserisce, che quelli luoghi patissero molto, e fussero distrutti in buona parte, da che il detto Federico soggiogando i Saraceni in Sicilia, e non volendoli lasciare colà, come luogo troppo vicino all’Affrica per timore di non perdere nuove forze, li mandò ad abitare la Città di Lucera, dando loro in Progresso di tempo anche buona parte di Capitanata, dove fecero gravi danni come dice lo stesso Capecelatro p.84.