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Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/776

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di notte, per isfuggire la confusione, che avrebbe portato il concorso del Popolo per divozione al Santo, Monsig. nostro Vescovo co’ Ministri più principali della sua Corte, chiamato anche l’Arciprete del luogo coll’Arcidiacono della Cattedrale, e altri Professori in Canoni, Teologia, e Medicina, e due Muratori forastieri, si condusse segretamente per quanto gli fu permesso in essa Catacomba, dove tutti genuflessi, e premesse molte Orazioni vocali, e mentali, e recitando specialmente i sette Salmi Penitenziali, colle Litanie de’ Santi, Preci, e sue Orazioni, facendo colle sue proprie mani col Piccone, che aveva egli stesso, il segno della Santissima Croce sopra il Tumolo, diede col medesimo tre colpi, e poi ordinò alli suddetti Muratori, che sfabbricassero la Lapide, che era in faccia di quello, nella quale erano incise queste parole di carattere Gotico antico; Hic jacet Leonis Corpus Beati Confessoris, Nos prece sua purget a criminis culpa: Quale lapide è stata ultimamente disfatta in occasione di questla Santa Azione in minutissimi pezzi per concorso de’ Popoli, che si hanno preso per divozione con disgusto del nostro Monsignor Vescovo, che voleva conservare a perpetua memoria.

IV. Il fatto però non poté tenersi tanto nascosto, quanto si bramava da detto Prelato, che non venisse a notizia di altri: onde in un punto fu veduta questa Terra in moto, e Noi per dar soccorso a quel che avesse potuto succedere, pieni di divozione ponemmo le guardie alle porte della Chiesa, senza, che ci scoprissimo a Monsignor Vescovo: e così fu continuato fino alle ore nove della medesima notte; fino al qual tempo furono fatte coll’assistenza del Prelato le diligenze, ma non fu trovata cosa veruna, per la cautela, colla quale stava rinchiuso in esso il Sagro Deposito, ancorché fussero state tolte in detto tempo due grate di ferro, poste una avanti, e l’altra al piano di un fenestrino sopra la lapide di marmo rustico, che copriva li Cassa del Deposito: laonde restata cosi imperfetta l’opera, non fu fatto altro per tutta quella notte.

V. La mattina seguente però 12. detto ritornato per le medesime diligenze il nostro Monsignor Vescovo, come sopra, mentre celebrandosi la Santa Messa, che lo stesso ascoltava si proferivano le parole della Consagrazione fu già a colpi di Piccone rotta l’Urna di marmo rustico, in cui si conservava il Corpo, e Reliquie del nostro Santo: non volle bensì detto nostro Vescovo dar mano in esso Sagro Deposito, senza la nostra assistenza, fummo perciò di suo ordine chiamati, cioè io, come Agente, il Mastrogiurato, e alcuni de’ piìù Principali, che erano accorsi, restati gli altri in custodia delle porte chiuse con altri Ecclesiastici, per far argine al Popolo, che voleva violentarle per vedere le Ossa del suo Compatriotta, Santo, e Protettore; e così dopo accese molte Torcie, Candele, per il buco fatto in detta Urna, fu veduto, e preso con proprie mani di Monsignor Velcovo un Osso, fu dal medesimo baciato e dato a baciare agli altri con molta tenerezza, e lagrime: e poi riposto, fu chiusas, e inchiodata la porta della Catacomba, e con essa anche quella della Chiesa, lasciate le solite lampade accese, con ordine al Mastrogiurato a far custodire le porte della Chiesa da’ più fedeli, e onorati Cittadini, per impedire la violenza del Popolo, che a viva forza voleva vedere il Sagro Deposito: e si quietò