Pagina:Memorie storiche della città e del territorio di Trento.djvu/37

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alla donazione fatta al Vescovo Adalpreto II. l’anno 1167 del castello di Garda appese la condizione, che il Vescovo «Burgenses in Castro Gardæ ad ejus custodiam locabit, qui non erunt Lombardi de Verona, vel de aliqua Civitate Marchiæ vel Lombardiæ, sed solummodo erunt fideles ad Episcopatum Tridentinum pertinentes.» Ciò prova evidentemente, che i Trentini non erano dunque nel numero delle città collegate contro l’Imperatore. Un’altra prova di ciò si è l’istrumento della pace seguita il 2 Marzo 1204 in Burgo Ale, che abbiamo più sopra riportato, tra la città o il comune di Verona dall’una, ed il Principe Vescovo di Trento dall’altra parte; poichè se Trento fosse stato città libera o repubblica, come era Verona, con essa e non col Vescovo sarebbe stata stipulata quella pace. Sembra bensì, che dopo la pace di Costanza l’esempio o la veduta delle vicine città, che governavansi liberamente a guisa di repubbliche, avesse destato anche in Trento lo spirito o il desiderio di libertà, e che ciò desse motivo al decreto, che abbiamo riferito, dell’anno 1191 dell’Imperatore Arrigo VI., con cui vietò qualunque società, e l’erezione d’alcuna torre nella città, ed in tutto il Ducato di Trento senza la licenza o il consentimento del Vescovo; ma questo desiderio o vaghezza di libertà non ebbe mai alcun effetto; perchè Trento e prima, e dopo tal epoca rimase sempre soggetto alla sovranità