in ciò il pregio d’una città, e la gloria o l’onor d’un paese. Il nostro autore bensì fa ingiuria alla sua patria, e fa ingiuria alla verità, allorchè dice, che meglio è por mente alla situazion della Valle, come la descrive S. Vigilio a S. Giovanni Grisostomo, lontana alquante miglia dalla città, fornita d’un solo passo d’ingresso fra anguste fauci, e circondata all’intorno da una corona di castelli per escludere ogni altra entrata, contenendo in conseguenza un popolo, che poteva rimanersi solitario come le bestie ne’ loro covili. Il passo della lettera di S. Vigilio è il seguente, ch’io pongo interamente sotto l’occhio del leggitore: Positus namque (cui inquilinum est Anagnia vocabulum) locus viginti quinque stadiis a civitate divisus, tam perfidia, quam natura angustis faucibus interclusus, uno pene aditu relaxatus (iter trium Martyrum dicas) qui resupinus molli dorso, valle ex onmi latere dissidente, castellis undique positis in coronam, vicinis sibi in perfidia conspirantibus spectaculi genus exhibet scena naturæ. S. Vigilio non dice già, che l’Anaunia fosse fornita d’un solo passo d’ingresso; ma dice solo, che il luogo era tam perfidia (gli abitanti erano allora pagani, e perciò li chiama perfidi non meno che i loro vicini) quam natura angustis faucibus interclusus. Si vede chiaramente, che egli descrive qui il passo della Rocchetta, ch’è appunto tra auguste fauci, e per cui