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DI LIONARDO DA VINCI. 125

mento delle spalle e de’ lati, e la velocità del moto, è il Trattato del moto locale, quello stesso senza dubbio, che aveva in vista frate Luca Paciolo quando scrisse, che nel 1498 Lionardo lavorava »all’opera inextimabile del moto, delle percussioni ec.«; e a quest’opera probabilmente riportansi tanti suoi pensieri e postulati e teoremi e disegni, che ne’ suoi codici sparsi si trovano, de’ quali alcuni pubbliconne il già lodato Venturi.

Al capo 234 prova per la nona De Ponderibus che l’uomo è più potente nel tirare che nello spingere; dal che argomentasi che questo libro già esistesse: e potrebbe anche dal titolo argomentarsi che l’avesse scritto in latino.

Così al capo 278 scrive d’avere dimostrato nel libro de’ lumi e delle ombre, che lucidarsi non possono le ombre per l’insensibilità de’ loro termini. Questo libro era uno de’ codici originali, che la biblioteca nostra possedeva.

Assai maggiore è il numero di que’ libri che Lionardo nel Trattato della Pittura, come opere non compiute ancora, ma già meditate, rammenta. Oltre il Trattato del moto locale, egli al capo 212, annunzia un libro de’ movimenti, e nel 219 un libro de’ moti, ch’è forse lo stesso.