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DI LIONARDO DA VINCI. | 127 |
cune delle opere quì annunziate i materiali, non ordinati ancora, fossero da qualche suo scolare inseriti poi nel Trattato della Pittura; e che a ciò attribuir si debba il disordine, che in esso regna. Nè, per alcuni almeno, senza fondamento è il sospetto; e in me pur lo accresce l’osservare che il codice pinelliano, in cui originariamente i capi non erano numerizzati, è in certa maniera diviso in varj trattati, che veggo indicati dal titolo che dassi in carattere majuscolo ai capi
Oltre quest’opere da Lionardo stesso nel Trattato della Pittura mentovate, ch’egli abbia scritto un libro, o una dissertazione almeno, in cui esaminava quale fra pittura e scoltura sia preferibile, ce lo dice Lomazzo1, che pur fa menzione del libro suo Della Notomia del Cavallo, smarritosi nel 1499 all’ingresso de’ Francesi in Milano.
Da ciò che raccontano Vasari, Lomazzo, e Giraldi (e che superiormente già riferimmo) dell’uso che avea Lionardo di copiare le fisionomie più significanti, cercando in esse non solo le passaggere affezioni dell’animo, come la gioia e ’l dolore,
- ↑ Trattato dell’Arte della Pittura. Lib. 2. Cap. 14.