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Pagina:Memorie storiche sulla città Sabazia ora Lago Sabatino.pdf/20

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ripatato il primo fra i geografi, che abbia saputo mettere in ordine le sue notizie, e renderle a principii certi.

Ma prima di accingermi ad altre materie, che riguardano le presenti memorie giova qui fare sull’origine appunto della Sabazia alcune osservazioni, che non saranno punto discare a chi legge, osservazioni che per quanto conosca, parmi siano affatto peregrine fin qui, e non cadute in mente ad alcun altro per quanto io sappia.

Nell’occuparmi pertanto di un più esatto e scrupoloso esame sull’espressione delle significanti parole del Cluverio, cioè: «At oppidum hoc Hetruriae postquam vela Terremotu, vel a nova quadam lacus inundatione absorptum est» Sonosi presentati alla mia mente alcuni dubbj, che mi hanno dato un forte motivo di pensare diversamente da quello avea pensato altra volta, e che altri forse avranno egualmente creduto, essere cioè stata da prima la Città Sabazia distrutta dall’eruzione del vulcano.

Rivolte dunque le mie riflessioni su questo passo, mi pare che Cluverio sulle tracce anche di Sozione voglia assolutamente intendere che l’Oppidum ossia Sabazia abbia avuta l’origine non prima, ma dopo che le lave già fluite presero la naturale loro consistenza, e tutto il suolo di questi contorni ebbe del pari presa quella forma istessa, che noi attualmente veggiamo, e che poi fosse da terremoto, o da qualche altro abbassamento del terreno sommersa totalmente e distratte. La cosa infatti, parmi non dovesse andare altrimenti, poichè mi è avviso, e credo non esser tacciato di presunzione se mi attento di dire che il primo cratere di questo vulcano non doveva aver dato in origine quella vasta quantità ed estensione di acque che noi vediamo, e nella stessa guisa che si scorgono quelle di Martignano e Stracciacappe un miglio circa a questo lontani, i quali non avendo sofferta alcuna nuova alterazione in progresso, hanno conservata la primitiva loro figura, e rimasti sono entro gli antichi loro confini.

Altri due crateri ci offrono questi nostri contorni, cioè quello più interessante à sentimento del lodato Sig. Prof Barlocci, ebe dal punto del piccolo promontorio detto di Montecchio fino alla rocca di Trevignano, colla quale dovea forse essere unito prima che crollasse il lembo meridionale del medesimo, non altrimenti che in virtù di qualche nuovo fisico sotterraneo sconvolgimento, forma quel vasto seno, che si estende sino alle falde dei Colli di S. Bernardino in forma semicircolere dove trovasi però coltivabile sino all’Ontaneto1. Il secondo co-

  1. Qui è la così detta Riserva nella quale in tempo di Primavera era solito farsi le rinomate Cacciarelle del pesce Regina, ed in varii tempi dell’anno quelle delle Scardafe, ossiano Lasche, e d’altra quantità diversa dei mati abitatori di questo spazioso Lago Sabatino. Egli però non presenta più in oggi all’industrioso pescatore quelle copiose risorse, che presentava 20. o 25. anni addietro, e segnatamente dal tempo che le acque sonosi tanto abbassate, poichè dal livello presente,