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Pagina:Meomartini - I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento.djvu/263

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arco del sacramento 237

dell’arco Traiano è più largo di quest’altro; e che in questo mancano le alette nell’interno del fornice. Ora, se si tien conto di tutto ciò, si riconosce che l’arco del Sacramento conservava nel fronte le stesse proporzioni dell’arco Traiano.

Di fatti, siccome quest’ultimo misura m. 13.51 di larghezza sul fronte da colonna a colonna estreme, e m. 15.21 di altezza dal piano di strada, ove comincia lo zoccolo, alla cimasa terminale dell’attico; e siccome la larghezza del fronte dell’arco del Sacramento da un cantone esterno all’altro delle pilastrate è di m. 10.66, così, facendo la proporzione, si trova che a quest’ultimo dovrebbe corrispondere l’altezza di m. 12.00, cioè proprio quella che in effetti ho trovata e ho segnata poco fa.

Spero che il lettore non stimi pedanterie tutte queste calcolazioni e questi raffronti, i quali (mel conceda in grazia) servono a chiarir sempre più il concetto che gli architetti romani avevano le loro formole prestabilite per tali edifizii; ed indagarle non è opera vana, oggi che non sempre noi seguiamo i principii veri dell’arte nelle nostre costruzioni.

Da tutto quanto ho esposto apparisce chiaro che l’arco presente ha molta analogia con l’arco Traiano. Potrei dunque fin da ora escludere affatto la ipotesi che avesse potuto far parte di un Giano; ma, poichè ai miei orecchi è giunta talvolta questa erronea interpretazione, anche da persone di una certa cultura, corremi l’obbligo di ribattere con altre ragioni la falsa supposizione.

E pria d’ogni altro occorre spiegare che i Giani erano degli edifizii, secondo alcuni, inservienti, siccome le moderne borse, ai negozianti per le loro contrattazioni e i loro negozii; e secondo altri, più verosimilmente, a difenderli soltanto dalla pioggia e dal Sole, allorquando si trovavano in mezzo al Foro1. I primi han forse fondata la loro opinione sul passo di Cicerone2: «Sed toto hoc de genere, de quaerenda, de collocanda pecunia, (vellem etiam de utenda) commodius a quibusdam optimis viris ad medium Ianum sedentibus, quam ab ullis philosophis ulla in schola disputatur». Cicerone accenna al Giano di mezzo, perchè

  1. Selvatico, op. cit. vol. 1. pag. 163 — Vasi, op. cit. pag. 398.
  2. Gli Uffizj, Dell’utile ecc., lib. II. cap. XX. in fine.