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stato restaurato in vari tempi. È importante pure far notare che il muro interno gh è perfettamente coevo del muro esterno cd. Le varie murature delle differenti epoche vedonsi segnate esattamente nella tavola XLIV; per conseguenza intorno a ciò non mi estenderò più di vantaggio.

Un altro particolare pure interessante, che poi dovremo tener presente nelle indagini che faremo sulla destinazione primiera di questo edifizio, si è che i muri interni non hanno finestre, nè presentano affatto tracce di averne avute; soltanto, come vedemmo, nella volta del corridoio D esistevano due finestre, le cui lunette incontravansi con i loro vertici in y (Tav. XLIV).

Non ometto che per un momento pensai pure che la parte più antica dell’edilizio fosse quella più prossima alla città, (ab in pianta Tav. XLIV e B in alzato Tav. VLV, fig 3.a) alla quale sarebbe corrisposto esattamente di rincontro il corridoio della medesima epoca, facendomelo supporre principalmente il genere di muratura interna del pezzo di muraglia sudetto, di scardoni di tufo trachitico, molto simigliante a quello delle sostruzioni del ponte Lebbroso1 e di altre opere da me ritenute le più antiche, e poi anche la maggiore diversità di tipo tra questa porzione e le altre due. Se non che me ne dissuasero non solamente il deterioramento maggiore della porzione mediana bc (Tav. XLIV), ma ben anche il tipo delle sue finestre, appena semicircolari, capaci di far passare più poca luce e meno aria. Il quale tipo può ammettersi piuttosto in uno edifizio del primo tempo che del secondo, nel quale la riflessione e l’esperienza son consigliere di maggiori perfezioni d’arte. Nulla posso dire se questo edifizio abbia avuto un altro piano al di sopra di quello che ci avanza.

Accennai che il paramento visto della porzione di muraglia B (Tav. XLV, fig. 3.a) poggia su di una linea inclinata ab, con salita verso la città attuale; questo è un fatto di grande rilievo, perchè dimostra che una via passava di là dinanzi l’edifizio. Essa riusciva parallela alla Latina, la quale, secondo vedemmo2, dal ponte Fratto, per Cellarulo, per disotto i muri del nuovo tempio

  1. Vedi a pag. 283 di quest’opera.
  2. Pag. 250.