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116 ii - siroe


               Il cor non è cangiato,
          se accusa o se difende:
          una cagion m’accende
          di sdegno e di pietá. (parte)

SCENA XVI

Laodice e Medarse.

Laodice. Gran mistero in que’ detti Idaspe asconde.
Medarse. Semplice! e tu lo credi? A te dovrebbe
esser nota la corte. È di chi gode
del principe il favor questo il costume.
Gli enigmi artifiziosi
sembrano arcani ascosi. Allor che il volgo
gl’intende men, piú volentier gli adora,
figurandosi in essi
quel che teme o desia, ma sempre invano;
ché v’è spesso l’enigma, e non l’arcano.
Laodice. Non credo che sian tali
d’Idaspe i sensi. È ver ch’io non gl’intendo,
ma vo, quando l’ascolto,
cangiando al par di lui voglia e pensiero;
né so piú quel che temo o quel che spero.
          L’incerto mio pensier
     non ha di che temer,
     di che sperar non ha;
     e pur temendo va,
     pur va sperando.
          Senza saper perché,
     n’andò cosí da me
     la pace in bando. (parte)