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atto terzo | 55 |
Didone. Non fo poco s’io vivo in tanto affanno.
Va’ tu, cara Selene;
provvedi, ordina, assisti in vece mia:
non lasciarmi, se m’ami, in abbandono.
Selene. Ah, che di te piú sconsolata io sono! (parte)
SCENA XIV
Didone ed Araspe.
Araspe. E tu qui resti ancor? né ti spaventa
l’incendio che s’avanza?
Didone. Perduta ogni speranza,
non conosco timor. Ne’ petti umani
il timore e la speme
nascono in compagnia, muoiono insieme.
Araspe. Il tuo scampo desio. Vederti esposta
a tal rischio mi spiace.
Didone. Araspe, per pietá, lasciami in pace. (Araspe parte)
SCENA XV
Didone, poi Osmida.
Didone. I miei casi infelici
favolose memorie un dí saranno;
e forse diverranno
soggetti miserabili e dolenti
alle tragiche scene i miei tormenti.
Osmida. È perduta ogni speme.
Didone. Cosí presto ritorni?
Osmida. Invano, oh Dio!
tentai passar dal tuo soggiorno al lido.
Tutta del moro infido