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atto secondo 99


troppo mal l’abbia accolta. È forza ch’io

lo avverta, lo riprenda, acciò, piú saggio,
le ripugnanze sue vinca in appresso.
Timante a me... (alle guardie)
 Ma vien Timante istesso.
Timante. Mio re, mio genitor, grazia, perdono,
pietá!
Demofoonte.   Per chi?
Timante.   Per l’infelice figlia
dell’afflitto Matusio.
Demofoonte.   Ho giá deciso
del suo destin. Non si rivoca un cenno
che uscí da regio labbro. È d’un errore
conseguenza il pentirsi; e il re non erra.
Timante. Se si adorano in terra, è perché sono
placabili gli dèi. D’ogni altro è il Fato
nume il piú grande; e, sol perché non muta
un decreto giammai, non trovi esempio
di chi voglia innalzargli un’ara, un tempio.
Demofoonte.   Tu non sai che del trono
è custode il timor.
Timante.   Poco sicuro.
Demofoonte.   Di lui figlio è il rispetto.
Timante.   E porta seco
tutti i dubbi del padre.
Demofoonte.   A poco a poco
diventa amor.
Timante.   Ma simulato.
Demofoonte.   Il tempo
t’insegnerá quel ch’or non sai. Per ora
d’altro abbiamo a parlar. Dimmi: a Creusa
che mai facesti? In questo di tua sposa
esser deve, e l’irríti?
Timante.   Ho tal per lei
repugnanza nel cor, che non mi sento
valor di superarla.