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atto primo 287


Mandane. Gran sorte!

Ciro.   Alla percossa
scolorisce il feroce. Un caldo fiume
gl’inonda il volto; apre le braccia; al suolo
abbandona l’acciar; rotando in giro,
dalla pendente riva
giá di cadere accenna; a un verde ramo
pur si ritien: ma quello
cede al peso e lo siegue. Ei, rovinando
per la scoscesa sponda,
balzò nel fiume e si perdé nell’onda.
Mandane. Ed è questo il delitto...
Ciro.   Ecco la ninfa
cui di seguir mi frastornò quel fiero.

SCENA XII

Arpalice e detti.

Mandane. Arpalice, ed è vero?...

Arpalice.   Ah! dunque udisti,
Mandane, il caso atroce?
Mandane.   Or l’ascoltai.
Ciro. (Numi! alla madre mia finor parlai.)
Arpalice. Io non ho, principessa,
fibra nel sen che non mi tremi al solo
pensier del tuo dolore.
Mandane.   E donde mai
cosí presto il sapesti?
Arpalice.   Ah! le sventure
van su l’ale de’ venti. Ammiro anch’io
come in tempo sí corto
sia giá noto ad ognun che Ciro è morto.
Mandane. Ciro!
Ciro.   (Il rival forse svenai!)