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atto terzo | 55 |
meraviglia e pietá; né si ritrovi
nell’universo tutto
chi ripeta il mio nome a ciglio asciutto.
Fiamma ignota nell’alma mi scende,
sento il nume, m’inspira, m’accende,
di me stessa mi rende maggior.
Ferri, bende, bipenni, ritorte,
pallid’ombre, compagne di morte,
giá vi guardo, ma senza terror. (parte)
SCENA V
Aminta Solo.
tutto è orror, tutto è morte. E dove, oh Dio!
senza Licida io vado? Io l’educai
con sí lungo sudore; a regie fasce
io l’innalzai da sconosciuta cuna:
ed or potrei senz’esso
partir cosí? No. Si ritorni al tempio:
si vada incontro all’ira
dell’oltraggiato re. Licida involva
me ancor ne’ falli sui:
si mora di dolor, ma accanto a lui.
Son qual per mare ignoto
naufrago passeggiero,
giá con la morte a nuoto
ridotto a contrastar.
Ora un sostegno ed ora
perde una stella; alfine
perde la speme ancora
e s’abbandona al mar. (parte)