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60 xi - olimpiade


il mar, la terra, il ciel; di cui ripieno

è l’universo, e dalla man di cui
pende d’ogni cagione e d’ogni evento
la connessa catena;
questa, che a te si svena,
sacra vittima accogli. Essa i funesti,
che ti splendono in man, folgori arresti.
(nel porgere la scure al sacerdote, viene interrotto da Argene)

SCENA VIII

Argene e detti.

Argene. Férmati! o re. Fermate!

sacri ministri.
Clistene.   Oh insano ardir! Non sai,
ninfa, qual opra turbi?
Argene.   Anzi piú grata
vengo a renderla a Giove. Una io vi reco
vittima volontaria ed innocente,
che ha valor, che ha desio
di morir per quel reo.
Clistene.   Qual è?
Argene.   Son io.
Megacle. (Oh bella fede!)
Licida.   (Oh mio rossor!)
Clistene.   Dovresti
saper che al debil sesso
pel piú forte morir non è permesso.
Argene. Ma il morir non si vieta
per lo sposo a una sposa. In questa guisa
so che al tessalo Admeto
serbò la vita Alceste; e so che poi
l’esempio suo divenne legge a noi.