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Coro de’ Domenicani di Bergamo tuttavia si veggono.

(91) Troso da Monza non solamente è detto acuto pittore dal Lomazzo nell’Indice, ma questo gli è sì liberale di encomii, che d’una facciata da lui dipinta in Milano nella strada de’ Maravigli, presso al palazzo de’ Landi, in cui sono espresse istorie Romane, dice ch’è quasi impossibile che altro possa aggiugner mai; perchè ella è miracolosissima così per le figure, come per l’architettura e prospettiva, che è stupendissima (p. 272.). Peraltro anche Sebastiano Resta nel 1707. ebbe a scrivere che questa pittura lo fece stupire, per la bontà, bellezza e soavità (Lettere pittoriche, T. III. p. 342.). Il Lomazzo fa ancora Troso autore d’opera pittorica, dicendo ch’egli ha disegnato un libro di grottesche di tante e così varie sorti, che giudico non potersi fare, nè immaginar più; perchè egli veramente ha occupato tutto ciò che si può fare in cotal facoltà (p. 423.). Pitture di costui cominciano a trovarsi dell’anno 1444. nella Cattedrale di sua patria, in quaranta istoriati sparsi d’oro copiosamente, rappresentanti fatti dei Longobardi, ed in particolare della Regina Teodelinda; opere della prima età di lui riputate dal Sig. Ab. Lanzi (Storia pittorica della Italia, T. II. P. I. p. 404.). Se n’è fatta modernamente una copia a chiaro scuro, che nella Libreria della Chiesa medesima fu riposta, secondo che narra il Sig. Canonico Frisi nelle Memorie di Monza (T. I. p. 16. e T. III. p. 251.).

(92) È riferita questa Tavola dal Pasta nelle Pitture di Bergamo (p. 106.) con più esattezza nel dirne la rappresentazione, ma senza indicarne l’autore. Vincenzio Bresciano, cui l’anonimo la attribuisce, sembra non essere altri, che il Fop-


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