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Racconigi. Rimase vedova nel 1585, e si congiunse in seconde nozze con Enrico Saluzzo di Cardè, cui portò in dote le sue ragioni su Garresio. Il Vernazza la dice nobile, bella, ed erudita donzella, e da altri si vuole che prendesse diletto a far versi. Poetessa non volgare fu Livia che viveva nel 1570. Dai nostri scrittori è chiamata, raro esempio di bellezza e di virtù. Un saggio delle sue rime l’abbiamo nella raccolta di Pietro Bartoli intitolata: Scelta di Rime di diversi autori non più stampate, Genova presso gli Eredi di Girolamo Bartoli 1591 in-8.
Il Soprani loda assai le rime che Cornelio Spinola stampò insieme all’orazione pubblicata per l’incoronazione del Doge Geronimo Assereto.
Francesco lasciò poesie stampate in Venezia nel 1573, ed alcuni salmi in versi. E quel Francesco Maria del quale tenemmo parola come Vescovo di Savona, tessé quattordici anagrammi sul nome del Doge Gian Battista Lercaro, che videro la luce in Genova nel 1644 coi tipi del Calenzani.
Di un Girolamo Spinola abbiamo un’ode latina in lode dei Dogi Giacomo e Pietro Durazzo. La Scelta di Rime pubblicata dagli eredi Bartoli varie ne contiene di Gian Ambrogio, che in una lettera di Ansaldo Cebà vien detto Principe dell’Accademia degli Addormentati. II Soprani lo esalta come uno dei migliori ingegni del suo tempo, anzi asserisce, ch’egli ebbe tal grazia nella toscana poesia, che mai scrisse in essa, senza ingelosire i più bei spiriti dell’età sua, ai quali pareva imposibile di poterlo eguagliare.
Scrittor di drammi fu Gian Andrea figlio a Giovanni Stefano del ramo di San Luca, e alcuni ne pubblicò, or