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QUARTO. 67


XIV.


Io non so se tant’ossa Ezecchiello
     Nel babilonio campo già vedesse,
     Quanti che fur cavati dall’avello
     Teschi di morti, perchè in forme espresse
     La memoria dell’ultimo flagello
     Portato ognuno avanti agl’occhi avesse;
     Pensando che tra le mondane pompe
     Tanta fava dell’uom poi si corrompe.

XV.


Correte ora curiosi a rimirare,
     Come pian piano camminan le Donne,
     Con modesti sembianti, e faccie amare,
     Con vesti vili, e rappezzate gonne;
     Che con languida voce già cantare
     Le sentirete il Kyrie eleisonne:
     Vedove, con zittelle, e maritate
     Vengon divise a schiere, e separate.

XVI.


Seguono poi le Donne da partito,
     Che d’esser liberali han per natura,
     Concorse anch’esse al generale invito
     Di chi di convertirle ha gran premura;
     Per non esser altrui mostrate a dito,
     Come ostinate, e di coscienza dura:
     Ond’ebbe a dire una delle più scaltre,
     Noi ancora facciam quel che fan l’altre.