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Pagina:Monsignor Celestino Cavedoni.djvu/37

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cessore nell’ufficio di Bibliotecario, all’ordine del Patriziato, lo sollevò alla dignità di Prelato il Pontefice, lo fregiarono di decorazioni i Monarchi. Il Sacerdote modesto1 e solingo attrasse a se gli sguardi dello stesso Imperatore dei Francesi, che lo nominava Cavaliere della legion d’onore. E ciò faceva egli, senza alcuna interposizione altrui, senza che il nome di lui gli venisse proposto da alcun ministro, ma solo per impulso suo proprio, recandosi a gloria, come scrive Ernesto Desjardins, di dare siffatto contrassegno di stima al più illustre Numismatico d’Europa2. L’ammiratore del Borghesi che a proprie spese ne faceva stampare le opere a Parigi, lo fu eziandio del Cavedoni, che in quell’impresa rese servigi i più segnalati alla memoria dell’estinto amico, come membro di un consesso dei più dotti Europei, incaricati di dirigere quella pubblicazione. Per lui era preso del più sentito affetto il Principe Massimiliano Arciduca d’Austria, appassionato cultore della Numismatica, e che il Sestini chiamava luminare e splendore fra i colleghi dell’arte che professava. La presenza del Cavedoni abbelliva oltremodo il soggiorno della città nostra all’ospite augusto, che giunto alla reggia dei congiunti, moveva frettoloso il passo alla biblioteca, per deliziarsi con lui in eruditi colloqui. Al vederlo era tocco da vivissima commozione che tutta gli trasparia dal sembiante: sì gli stringeva la mano con effusione di letizia, con lui conversava lungamente, e avresti detto che gli riusciva amarissimo il separarsene. Può ognuno figurarsi di leggieri, quanto tornassero gradite al Numismatico quelle visite cortesissime, sempre apportatrici di novelli doni al Museo, in medaglie ed altri oggetti pregevolissimi3.

Forse non avvi Archeologo di merito insigne che, alla maniera degli antichi savi della Grecia, non abbia

  1. [p. 46 modifica]La più ingenua modestia traspare dal modo con cui favella[p. 47 modifica]de’suoi sommi maestri e di tutti i suoi dotti corrispondenti. Lo si vede inteso con gelosa cura a far spiccare il merito delle erudite comunicazioni dai medesimi a lui fatte, al segno da attenuare il pregio delle osservazioni sue proprie. Chi ha conosciuto la schietta semplicità del suo cuore può affermare che non adoperava un linguaggio di pura formalità, quando diceva di essere « povero assai d’ingegno e di dottrina » (Biografia del Zannoni Continuazione delle Memorie di Religione etc. T. IV. 1835.) Facilmente onorava col titolo di Maestro chi gli forniva qualche nuova cognizione, e nella citata Biografia, dopo aver chiamato il Zannoni amico e maestro, soggiunge in una nota. « Mi piacque poi di chiamare mio maestro l’Ab. Zannoni, non per essere stato alla scuola di lui, ma perchè molte cose m’insegnò con le sue dotte lettere che mi scriveva ogni qual volta gli proponessi qualche quesito e dubbio archeologico e letterario, e più altre ne potei apprendere nel leggere e studiare le erudite sue opere. » Dalla stessa Biografia apparisce ancora quanto poco sull’animo del Cavedoni potesse l’amor della gloria. Egli racconta come il Micali si appropriò una felice scoperta dell’Archeologo Fiorentino, dopo che questi ebbe letta nella Società Colombaria l’illustrazione di un’Urna Etrusca, resa publica per le stampe cinque anni dopo. A tale proposito soggiunge: « Così cominciava l’Ab. Zannoni anche in mezzo alla soave cura de’ suoi studi, a sentirsene amareggiata la dolcezza, da quelle traversie che doveva poi viemaggiori incontrare in appresso; siccome accade ad ogni uomo di studio anche il più riposato; per la misera condizione delle cose di quaggiù, e per disposizione provvida di Dio Benedetto, che in ogni momento e circostanza richiama chi voglia ascoltare la paterna sua voce, perchè non ponga troppo d’affetto in contentezza o gloria caduca, ma sollevi la mente e il cuore a beni migliori ed eterni. »
  2. [p. 47 modifica]Riportiamo il seguente tratto di una lettera, che l’illustre Ernesto Desjardins scriveva al Cavedoni il giorno 18 Maggio 1861. « Tous les amis de la science et de la justice se réjouiront avec nous, Monseigneur, de la distinction si meritée que sa Majesté a voulu, de son propre mouvement, vous décerner (la nomina di Cavaliere della Legion d’Onore). Il est bon que vous sachiez que ce n’est point par l’entrémise, ni sur la présentation d’un[p. 48 modifica]ministre que cet honneur vous a été conféré, mais par la seule et personnelle initiative de l’Empereur, bon appréciateur des mérites éminents et du profond savoir. C’est le plus illustre numismate de l’Europe qu’il a tenu à honneur lui-même de distinguer... » Notizie intorno alla vita etc. pag. 272.
  3. [p. 48 modifica]Talora il Cavedoni, nel corso de’ suoi ragionamenti col Principe, deplorava la mancanza d’opere importanti e dispendiose, che la Biblioteca, per la tenuità degli assegni, non poteva acquistare. Partiva il Principe, e qualche tempo dopo si vedeva giungere per le poste l’opera desiderata, il che bastava senz’altro per farlo avvertito che un augusto donatore aveva voluto procacciargli quella sorpresa.