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appassionato studioso di quella regione, che ancora oggidì a ponente del Tannbach, nel punto in cui la strada del nostro colle raggiunge il fondo valle, esiste una roccia chiamata Ross Tschiuke ( = roccia dei cavalli), perchè ivi sostavano le bestie da soma sia nell’andata che nel ritorno per il colle.

Attualmente, per quanto i ghiacciai risultino in così forte regresso come non si era mai verificato da molti secoli, sarebbe già di per sè un’impresa non facilmente attuabile il far transitare anche isolatamente un bovino oppure un mulo col proprio carico. Per conseguenza se si pensa che per contro dal XIII secolo fino certamente a tutto il XV vi transitavano centinaia di capi di bestiame e diecine di bestie da soma, non si può fare a meno di ritenere che le condizioni climatiche di allora fossero sensibilmente diverse.

Un identico confronto si può trarre per il colle del Teodulo (3322 m.) che fin da epoca indeterminata ed in modo certo nel XII secolo [84] e nel XIII [43] fu uno dei più importanti e più frequentati valichi fra la valle d’Aosta ed il Vallese, specialmente per il commercio del bestiame: tanto che, secondo la tradizione un tempo era cosa tutt’altro che rara vedere transitare carovane intere di 25-30 muli [74].

Indipendentemente dai vari oggetti che vi furono trovati, monete, lancie, ferri da cavallo ecc., riportati dal Coolidge [17], vogliamo soltanto far rilevare la profonda differenza di giudizio che sulla sua viabilità ne danno lo Tschüdi e l’Arnod. Lo Tschudi — ben noto per l’esattezza delle sue descrizioni e dalle cui opere attinsero si può dire la maggior parte dei successivi autori — nella sua opera «Gallia Comata» (terminata prima della sua morte nel 1572, ma pubblicata solamente nel 1758) parlando del nostro colle che deve aver visitato verso il 1528, dice che in «estate si può sempre attraversarlo senza timore sia a cavallo che a piedi» [86].

L’Arnod [5] invece nella sua relazione del 1694 afferma che il valico è «trés difficiles à cause des crevasses», ciò nondimeno si può attraversarlo ma «non sans danger à cause de l’intempérie de l’air et des crevasses fréquentes qui obbligent les passants à porter des aix pour le traverser».

Se le due descrizioni sono esatte, ossia corrisposero alle reali condizioni del ghiacciaio dei rispettivi periodi, bisogna dedurre che queste fossero profondamente diverse. Ed infatti, come vedremo in seguito, i ghiacciai raggiunsero un grande sviluppo soltanto dopo la fine del XVI secolo.

Nè in modo migliore dell’Arnod si espresse poco meno di un secolo dopo il Gruner [44] nel 1760 dicendo che per portarsi da Praborna (Zermatt) a Valtournenche bisogna attraversare «un gran campo di ghiaccio che ora monta ed ora discende e che è intersecato da crepacci che sono assai faticosi e pericolosi per i viaggiatori».

Il colle del Teodulo ha avuto anticamente nei rapporti tra il Vallese con la valle d’Aosta una importanza ben maggiore di quanto si potrebbe