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E così parimenti per le medesime ragioni dovevano essere più frequentati e di più facile accesso tutti gli altri valichi anche i più elevati, come abbiamo dimostrato. Le relative tradizioni, contrariamente alle opinioni espresse dal Richter e dal Kinzl sono quindi da presumersi non solo verosimili ma abbastanza fondate da molte e varie circostanze.


Lo sviluppo dei ghiacciai alpini in epoca storica

e le relative oscillazioni.

Nella seconda metà del secolo scorso era prevalsa l’idea che gli attuali ghiacciai rappresentassero gli ultimi relitti della glaciazione wurmiana e che per conseguenza corrispondessero precisamente ad uno stadio di ritiro postdauniano. I molteplici studi recenti sul contenuto in polline dei depositi torbosi alle testate delle valli alpine prossime alle regioni degli attuali ghiacciai verrebbero invece a comprovare che nel post-dauniano vi è stato un interglaciale a clima caldo con notevole innalzamento del limite climatico del bosco; in conseguenza l’attuale glaciazione risulterebbe del tutto separata dalla glaciazione del periodo dauniano e post-dauniano.

È indiscutibile che in tutta la regione interposta tra i depositi dauniani — per lo più complessi e molto imponenti — ed i grandi apparati morenici laterali, che accompagnano e che si spingono talora per oltre un chilometro a valle delle fronti attuali ricollegandosi ai relativi archi morenici frontali non esistono in genere sistemi di morene che presentino qualche importanza degna di rilievo.

I depositi morenici degli attuali ghiacciai — le cui conoscenze sono state ottimamente riassunte e discusse dal Kinzl nel suo magistrale studio più volte citato — sono di età relativamente recente e tutti riferibili ai grandi progressi del 1602-1644, del 1820 e del 18551. I rarissimi casi di morene più antiche non riferibili ai predetti massimi e che si trovano più a valle, con tutta probabilità non devono considerarsi come preistorici ma precisamente post-dauniani e per conseguenza distinti dall’attuale glaciazione.

Possiamo quindi concludere che i ghiacciai alpini non hanno mai subito in epoca storica dei progressi maggiori a quelli verificatisi negli ultimi 350 anni.

I tre grandi massimi del 1602-1644, 1820 e 1855, per quanto poco differenti fra di loro nei rispettivi sviluppi, in modo particolare i due primi,


  1. Non intendiamo punto dire che per tutti i ghiacciai i rispettivi massimi si siano verificati proprio nei predetti anni, ma soltanto l’epoca in cui presumiamo ebbero luogo.