Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/106

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Senza trono, qual è, pure in suo core
385Ben ei si crede a sostener bastante
L’urtar di quelle numerose schiere.
«Oh! pel poter dell’ala onde l’oscuro
Angiolo di rovina in un momento
Spazzò le schiere dell’assirio rege
390Nelle gole d’abisso interminate!
Ch’io possa in questa notte empier d’averno
I neri alberghi con quell’oste immensa!
Sia qual vuolsi il destino; e in suo mal punto
Il califfo o il profeta il trono ascenda,
395Pur sempre l’uomo gemerà — sì, sempre!
Che il califfo lo strazii od il profeta,
Quest’aborrito mondo udrà pur sempre
Delle vittime i gridi e degli schiavi,
E a me quei gridi suoneran sì cari
400Che mi fien di conforto entro la tomba.»
Così parla a sè stesso; indi rivolto
Ai pochi, onde si cinge, apre le labbra
Ad un parlare di tenor diverso:
«Glorïosi guerrier! voi difensori
405Della sacra corona a me dal cielo
Posta in sul capo, la cui luce indarno
Tenterebbe appannar macchia di sangue
Od ombra di quaggiuso, alle cui gemme