Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 20 — |
troppo vana per non usarne ed abusarne; rideva spesso e schiettamente, rise anche quando vide a comparire il duca San Pietro,
— Siete venuto, bravo!
Attilio le portava un grosso mazzo di violette cupe, profumatissime; prima di porgerglielo ne scelse una e la mise all’occhiello.
— Grazie. Volete farvi perdonare le impertinenze di quest’oggi, disse Elena, badate che riuscirete solo a metà.
— Siete vendicativa, marchesa?
— Un poco.
— Anche se si chiedo perdono?
Anche. Stassera sono tutta per Diana......
— Diana?
Sì, è il nome della contessa di Spa, vi piace?
— Molto.... è strano...
— Che vi piaccia? se è bello mi pare invece naturale; non mi avete detto cento volte che il bello vi piace?
— Moltissimo.... Attilio era lievemente distratto.
— Duca, mi permettete di far metà di queste violette con la contessa?
— Fate, sono vostre, anzi....
La conversazione, cadde, Il duca pensava, e quantunque serio, blasé ostinato, il nome di Diana lo aveva colpito. Se fosse stata lei! la sua vanità era dolcemente accarezzata da quell’idea. — Un uomo che sa di essere stato amato molto da una donna, conserva sempre in fondo al cuore l’illusione di essere amato ancora un pochino, di aver