Pagina:Morbosità Emma Arnaud.pdf/27

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lasciato qualche cosa di sè, non fosse che cenere calda, ed ha la convinzione di saper ridestare la scintilla alla prima occasione. Attilio adesso aspettava con una specie di trepidazione che la contessa entrasse.

La marchesa lo guardava attentamente, con quel profondo senso di penetrazione ch’è nella donna: si sentiva lievemente ferita nella sua vanità vedendosi quasi dimenticata.

— S’è fermata una carrozza, è la sua, sclamò ad un tratto.

Attilio sussultò, Elena sorrise. Non era vero niente, nessuna carrozza s'eri fermata, ma la marchesa ne sapeva quanto ne voleva sapere.

La contessa di Spa entrò poco dopo, suo marito l’aveva lasciata alla scala, e sarebbe tornata più tardi a prenderla; era pallida e la voce le tremava orribilmente.

— Oh! mia buona Elena, come mi tardava di rivederti! esclamò gettandosi fra le braccia della marchesa.

Il duca s’era alzato, e stava immobile fissando intensamente la splendida figura di Diana.

L’ingenua, candida fanciulla si era completata, fatta perfetta; i grandi occhi che si alzavano così poco, ora mandavano lampi abbaglianti, ardenti, carichi di pensiero e di passione.

Si guardarono un momento, lei disopra le spalle di Elena, il duca sorrise stranamente, Diana volse gli occhi.

— Hai fatto bene a venire, come sei bella, più di prima, molto più di prima. È tua madre? ti surà rincresciuto lasciarla, m’immagino ...