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Diana le strinse le mani e diede uno scoppio di pianto. Ne sentiva proprio il bisogno, aveva il cuore gonfio, gonfio, aveva troppo sofferto in due giorni, dalla partenza da Napoli a quel momento.

Attilio era dimenticato; le due amiche si erano isolate nell’intimità del loro affetto, e l’avevano escluso; ma il cuore di Diana era lì accanto al suo che batteva a spezzarsi, e lui sentiva vagamente che nel dolore della contessa aveva la sua parte.

Elena si volse finalmente:

— Scusatemi, duca, è tanto tempo che non ci siamo viste, e voi sapete che la lontananza rafforza i veri affetti, e noi ci vogliamo tanto bene. Poi senza dargli tempo a rispondere, volgendosi a Diana: Ti presento il duca San Pietro mio buon amico; — almeno, credo, aggiunse sorridendo, poi: La contessa di Spa, e dell’amicizia di lei, ne sono sicurissima.

Attilio non rispose, s’inchinò profondamente dinanzi alla contessa, Diana abbassò il capo in un saluto impercettibile.

Di mutuo accordo avevano finto di vedersi per la prima volta.

La conversazione che la marchesa cercava di tenere desta, zoppiccava malgrado i suoi sforzi. Diana parlava poco, il duca rispondeva a monosillabi, la marchesa chiacchierava moltissimo, volubilmente, sfiorando gli argomenti, sottolineando colla voce certe frasi, punzecchiando qua e là col suo spirito inesauribile.