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non bastarono al numero degli accorsi, e molte schiere si videro tener dietro a que’ magnanimi, invidiando la loro sorte. Così la trama de’ nemici fu tronca, e la macchina da loro architettata a danno di Roma ruinando scrollò.
- Viva PIO! Viva Roma! Viva i militi concittadini!
Sì, o magnanimi. Io mi vanto di avere con voi se non comune la sorte, comune almeno la patria. Dacchè PIO salì sul trono del Vaticano, desio mi punse di scrivere una pagina non per accrescere la sua gloria incomparabile, sibbene per tributargli un omaggio del mio affetto, e della mia venerazione. Ma tante penne illustri, che si occuparono infaticabilmente a celebrarne le gesta meravigliose, dalla desiderata impresa spaurato mi risospinsero. In questa occorrenza però più frenarmi non seppi, che troppo mi commosse il vedere, che voi, miei cari concittadini, foste i prescelti da Pio ad accelerare e stabilire in gran parte la condizione felice, ch’Egli allo Stato tutto, ma in modo peculiare alla città nostra, va procacciando incessante. Laonde s’Egli è mirabilmente meritevole di encomio per avervi con quest’alto addimostrato il conto grande che tiene dell’amor vostro, della vostra fedeltà, e del vostro moderato coraggio; a voi conviensi del pari tributar lode per avergli dato, in tratto sì brieve di tempo, pruove non poche e non fallaci di coraggio, di fedeltà, di amore. Sì, militi Romani, questa onoranza di lode fu da voi meritata, ed io ve la rendo. Voi consolaste il cuor paterno di Pio da gravi sventure ahi troppo! sconfortato; ma sempre grande, sempre forte, sempre maggiore de’ sinistri eventi. Lo consolaste con la pronta ubbidienza nello ascrivervi, lo consolaste nel prendere a difesa della sua sacra Per-