Pagina:Naufraghi in porto.djvu/242

Da Wikisource.

— 236 —

altre; egli sentiva che non se ne sarebbe andato mai. Perchè andarsene? Di là o di qua dal mare per lui la vita era la stessa. Non amava nessuno, non odiava nessuno: gli pareva di essere diventato vile come lo erano quelli che aveva lasciato nel luogo di pena. Zio Isidoro, verso il quale aveva da lontano conservato un vivo affetto, ora da vicino, nella comunanza della vita quotidiana, gli riusciva indifferente e qualche volta molesto. Quando il vecchio era lontano, occupato nelle sue pesche e nei suoi viaggi (perchè doveva viaggiare per spacciare i prodotti delle sue piccole industrie), Costantino si sentiva come liberato da un peso; la vigilanza paterna del vecchio lo irritava e lo intimoriva.

Quella sera il pescatore non stava in paese, e Costantino provava appunto quel senso di liberazione. Oh, ecco che poteva fare quello che gli pareva e piaceva, senza sentire prediche da nessuno, senza provare quell’istinto di timore e di irritazione, ricordo della vita del reclusorio, che la presenza del vecchio bastava a ridestare.

Aspettava una donna. Gli sembrava di disprezzare le donne, e realmente provava disgusto a star con loro, eppure aveva stretto relazione con una ragazza un po’ idiota che abitava poco discosto dalla casa di Giovanna, e che una notte, nel sorprenderlo vicino al portico dei Dejas, l’aveva attirato a casa sua.

Ella gli raccontava tutti i pettegolezzi di casa