Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/130

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116 addio!


rispettati; ma il destino mi permette ora di offrirvi un nome onorato e un’esistenza priva di rimorsi.

— Un nome onorato!... sono io degna di portarlo? Potete offrirmelo voi? Credete che ove vi fu colpa si arrivi a soffocare il rimorso? — no, idra inestinguibile esso rinasce ad ogni istante. Sarebbe l’assenzio delle nostre ebbrezze, la mano invisibile che scriverebbe su tutte le pareti: questa donna che tu ami non puoi stimarla!

Il marchese mi ascoltava impietrito come uomo che crede di sognare; si avvicinò di tutti quei passi ch’io mera arretrata e con voce commossa rispose:

— Io so che vaneggiate. L’amore non può parlare così barbaramente all’amore; voi dovreste pur avere compassione di me — sapete che vi adoro.

— Non ebbi mai dubbio sulla vostra lealtà, Massimo; siete un uomo onesto e vi ringrazio — ma non potrei esser felice. Ho una missione da compiere; questa missione è lungi da voi. Separiamoci come due pellegrini che bevettero una sol volta alla