Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/69

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la bellezza delle vette? E che era per lei Filippo Cònsolo se non la lampada accesa nelle tenebre di una cupa notte, il calore in mezzo al gelo, la risurrezione dopo la tomba, l’universo, tutto!

Umile, ignara, ardente, rinchiusa, Minna aveva avuto qualche volta la visione di un uomo più alto di tutti gli uomini, il quale sorgendo colla potenza di un duce si traesse dietro le turbe ammirate e estasiate. Che fosse il più bello, il più nobile, il più puro, il più forte; che da lui venisse la luce di cui era sitibonda l’anima sua, che parlasse, che destasse il nucleo di forze occulte schiacciate dalla meschinità della sua esistenza ma ruggenti sordamente in fondo al suo essere, ed ella si sarebbe prostrata nella polvere dinanzi a lui. Ecce ancilla. – Queste parole, queste oscure parole che mille bocche pronunciano nella monotonia di una inconscia preghiera, Minna le vestiva di una tenerezza appassionata per offrirle al suo ideale con uno slancio di dedizione incondizionatamente intera. La forma? il modo? Ella non aveva chiesto ciò. Non discuteva, non mercanteggiava, Il suo sogno veniva a lei