Pagina:Neera - La sottana del Diavolo, Milano, Treves, 1912.djvu/14

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8 la sottana del diavolo


seriche gonne ricoperte di falpalà, trine, nastri, busti di raso bianco e di raso carnicino, calze di seta traforate, guanti, fazzoletti di trine, camicie sottili trasparenti, fibbie, fiocchetti, cinture, mantelline, tutta una ondata di morbidezze, di baluccichii, di profumi, di colori e di forme nuove. Certi nastri si attorcigliavano a guisa di serpentelli vivi intorno alle dita rugose della vecchia serva; da certe aperture di busto sembrava uscire uno scoppio di risa provocatrici e folli; non ridevano pure frementi ad ogni scossa le trine arricciate in fondo alle sottane, fluide tra le mani inesperte come se volessero prendersi giuoco dei loro nuovi padroni?

Più di una volta don Assalonne incespicò nello strascico di un abito da lui retto con braccia maldestre; gli caddero gli occhiali in una scarpetta bianca tempestata di lustrini e quando volle cercare più tardi il suo breviario lo trovò prigioniero fra un mazzo di ricci biondi e una scatola di belletto.

— Santo Dio, che cosa mi è mai capitato! — mormorò il buon prete con una inquietudine che cresceva di minuto in minuto.

L’Agata, infocata nei pomelli delle guance, ficcava gli occhi in mezzo a quegli splendori non risparmiando le osservazioni.