Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/149

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Un ideale. 139


— T’inganni cara, tu vedevi un buon maritino affettuoso, tenero e fedele. Lascia stare i cherubini: dopo tutto non puoi sapere se sono migliori di tuo marito.

— Ah! è vero... l’ideale, sempre l’ideale che ritorna! — mormorò Carolina mezzo ridendo, mezza sospirando.

Io la minacciai scherzosamente col dito.

Ella soggiunse a bassa voce:

— Sono guarita, non temere; quello là...

— Chi? l’Arturo?

— Giulio, intanto che parlava a me di stelle e di etere, faceva all’amore colla mia cameriera.

— Sia ringraziato il Signore! Ora puoi vedere tu stessa da qual parte trovasi la verità.

— Carolina, ciarli troppo! — disse il marito.

— Mi sento tanto bene!

Per finire vi dirò che in una delle ultime mattine di primavera, lungo i viali dei vecchi giardini pubblici, incontrai Filippo e sua moglie. Carolina era bella di gioventù e di brio; aveva un elegante vestito color violetta pallida che non guastava per nulla.

— Tu stai benissimo, a quanto pare?

— Sì... avuto riguardo al mio stato... — rispose Carolina, abbassando gli occhi con adorabile imbarazzo.

— Ah!...