Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/42

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32 Novelle gaje.


muroso di abbeverarmi a quella fonte salutare lo apersi e la prima cosa che mi cadde sotto gli occhi fu una canzonetta del beato Alfonso de’ Liguori, tutta virgolata con matita rossa. Eccone un saggio:

Dov’è quel tempo, o Dio,
Quando il mio sposo amante
Col suo divin sembiante
Tutta mi consolò?

Quando in soave sonno
Con dolce stral d’amore
Prima ferimmi il core
E poi me lo rapì?

Quando d’amore accesa
Andava io sospirando
E mi cresceva amando
Il bel desìo d’amar?

Dove, mio ben, tu sei,
Ove da me ne andasti
Lontano e mi lasciasti
Misera, senza te?

Non fui in grado di finirla. Quella canzone che avevo letta tante volte infiammato d’amor divino mi sembrava allora tutta spirante voluttà e mollezza.

Da ogni virgoletta sembrava scaturisse una scintilla, Sembrava che quella scintilla mi ripetesse l’eco melodioso della voce di Giannina.

Mi toccai la testa per assicurarmi che l’avea sulle spalle; la testa c’era, ma il cervello?

Si ha un bell’imprigionare la natura, violentare le sue leggi, circoscriverla entro limiti dati e approvati; si ha un bel proclamare la superiorità dell’anima sul corpo, dello spirito sulla materia; questa materia che è la prima e forse l'unica base del nostro essere, freme