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sia e della passione di quella immortale leggenda.

In una delle sue prime lettere Egli me ne parlava così:

«È da quei tempi (quando era in collegio) che data la concezione della mia Speranza. Vissi così lungamente con quella mia sorella non mai esistita, sentii così vivamente la necessità ch’ella esistesse, che veramente per me la differenza tra la sua realtà e la sua non realtà non è grande.

«Molte pagine che ho poi messe nel mio scritto non sono che la trascrizione letterale di quei miei pensieri. Da un pezzo mia sorella non la ricordavo più. Solamente qualche volta alla visione od al ricordo confuso di un volto, di un disegno, mi prendeva di soprassalto un desiderio infinito, dolce e torturante nella sua tristezza artistica, di averla àncora viva, di passeggiare con lei, di confidarmi a lei, unica che potessi amare.

«Fu leggendo alcune parti delle Memoires d’outretombe di Chatheaubriand, ove parla di sua sorella Lucilla che pare lo amasse e che pare egli non sapesse comprendere — una fanciulla triste e fantastica — io mi sdegnai contro quel poeta senza cuore e volli protestare scrivendo in ben altro modo della sorella mia. Tutta la nostra vita mi invase la mente d’un tratto con una tale commozione, che tor-